TESI MAGISTRALE DI ANNA MAROTTA SUL BRIGANTE TESTALONGA


Convegno su Testalonga

BEVILACQUA, RAPISARDA, CULMONE, MAROTTA

 DOTTORESSA ANNA MAROTTA


PIETRAPERZIA. Finalmente restituita la giusta dignità storica al brigante Testalonga grazie ad un ottimo lavoro di tesi della dottoressa neolaureata in lettere ad indirizzo filologico Anna Marotta. Nella serata dello scorso sabato, infatti, la tesi è stata presentata presso il Chiostro di Santa Maria su iniziativa ed organizzazione dell'Archeoclub di Pietraperzia, davanti ad un numeroso ed interessato pubblico proveniente anche da fuori paese. La dottoressa Marotta, per la prima volta dopo centinaia di anni ha ricostruito, con rigore scientifico e basandosi solo su fonti originali, la vera vita e la collocazione storica di Antonino Di Blasi, alias Testalonga, nato a Pietraperzia nel 1728 e morto giustiziato sulla forca nel 1767. Ultimo di sette figli in un'epoca di miseria e carestia, sposatosi a soli 17 anni con una ragazza di 13. Testalonga ebbe cinque figli e si mise realmente a capo di una banda di temuti e famigerati delinquenti; però, e qui la dottoressa Marotta sfata la prima leggenda popolare, Testalonga e la sua banda non si macchiarono mai di assassinio, dal momento che il bando di cattura li accusa solo di reati contro il patrimonio e di sequestri a scopo di estorsione. Per la loro pericolosità, si scomodò in prima persona il Viceré spagnolo che diede incarico al nobile Giuseppe Lanza di Trabia di costituire una compagnia d'armi arruolando anche i peggiori delinquenti per catturare Testalonga vivo o morto. Nel lavoro emerge anche la condotta riprovevole di queste compagnie d'armi, non meno grave di quella della banda del Testalonga, e poi viene ricostruita minuziosamente la rete di connivenze che aiutò la banda nella sua latitanza. Infine la dottoressa Marotta ha sfatato la leggenda che voleva che Testalonga si fosse dato alla macchia dopo l'assassinio della madre, circostanza anacronistica, e che fosse cognato del suo più fidato compagno di sventura Romano, con cui finì insieme sulla forca dopo aver rifiutato ognuno di vendere l'altro per l'immunità. Insomma, un lavoro prezioso che riporta nella giusta dimensione storica il bandito, e non brigante, Testalonga, e che è già depositato per la consultazione presso la biblioteca comunale. Alla tesi ha collaborato il professore Giovanni Culmone, storico locale ed amico del compianto Fabrizio Lunetta, autore di un cortometraggio sul bandito. Al tavolo dei relatori anche Andrea Rapisardi, per l'Archeoclub ed il sindaco Bevilacqua.
Giuseppe Carà

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