SULMONA - La lezione di “Jamm’ mò” : l’unità territoriale che non c’è.Come riporta la rivista “Cronaca e storia” nel novembre 1980 , edita a Sulmona per i tipi della Edicrones, quando si dice “Jamm’mò” … “ si deve pensare ad un accadimento storico complesso nel quale confluiscono i temi della questione meridionale: L’emigrazione, il sottosviluppo, la miseria endemica del mondo contadino abbandonato a se stesso, il campanilismo, il sottogoverno, i giochi di potere democristiano”. Tutti questi temi vennero trattati nella seduta del 28 marzo 1957 alla Camera dei Deputati durante la discussione parlamentare sui “ moti di Sulmona,”quando si votò e approvò la mozione Corbi-Spataro, dai nomi dei primi firmatari.
Intervenne il deputato del PCI, Luigi (Tom) Di Paolantonio (1921-1976), sindacalista della Cgil teramana, che, dopo aver analizzato la dura realtà socio-economica di Sulmona e dell’Abruzzo, espose il significato della mozione di minoranza (che, alla fine dei lavori parlamentari, confluirà nella citata mozione Spataro) che “ non è nostra ( del PCI ndr), non è dei comunisti. È la mozione dei democristiani, dei comunisti, dei socialisti, dei repubblicani, dei liberali, dei senza partito, in una parola è la mozione dei sulmontini, onorevole Spataro. E’ la mozione del Comitato cittadino di Sulmona, compresi i vostri amici. Voi sapete che sono vostri amici: essi attendono con ansia una vostra parola per continuare ad essere vostri amici. Essi sono democristiani e vogliono continuare ad esserlo a condizione che voi ( La DC) non li tradiate”. (1)
Tom Di Paolantonio, cioè, assegna alla rivolta di Sulmona un valore popolare e unitario al fine di risollevare le sorti di una intera vallata.
Sul futuro di Sulmona e della Valle Peligna fu illuminante l’intervento del grande sindacalista della Cgil, membro dell’Assemblea Costituente e ideatore del “Piano per il lavoro” degli anni ’50, Giuseppe Di Vittorio( 1892-1957) anch’egli deputato del PCI che , dopo aver espresso il plauso di tutti i lavoratori italiani ai loro fratelli di Sulmona per esigere dei provvedimenti efficaci, atti ad alleviare la miseria endemica di cui soffre la popolazione, affermò che “ questa unità raggiunta tra i lavoratori, tra le masse popolari di Sulmona, ha avuto il suo riflesso in questa Camera. E’ stato concordato tra i vari gruppi un testo di mozione che raccoglie sostanzialmente le rivendicazioni del popolo di Sulmona e del popolo abruzzese e contiene impegni precisi di misure più o meno adeguate ai bisogni più immediati di elevazione della grave situazione economica di Sulmona e in parte dell’Abruzzo. Ci auguriamo che questa unità, manifestatasi pure nell’accordo sul testo della mozione, si manifesti e si sviluppi ancor più nelle masse popolari, nell’Abruzzo, in tutto il Mezzogiorno e nel nostro Paese. Soprattutto desidero, per concludere, richiamare l’attenzione dei lavoratori e delle masse popolari dell’Abruzzo, sulla necessità di essere vigilanti affinchè gli impegni che sono assunti nella mozione siano realizzati. Purtroppo abbiamo in proposito una lunga esperienza negativa, dalla quale risulta che molti impegni, molte mozioni, molti ordini del giorno, approvati in Parlamento, non hanno avuto nessuna pratica realizzazione nei fatti, nessuna attuazione nel Paese” (2).
Parole attuali ancora oggi dove gli impegni presi qualche tempo fa per Sulmona e il Centro Abruzzo sono stati puntualmente disattesi dalla politica e dalle Istituzioni come il Protocollo d’intesa per lo sviluppo e il rilancio economico della Valle Peligna del 2008 e il riconoscimento, rimasto sulla carta, dell’area di crisi industriale complessa per il territorio peligno del marzo 2011 da parte del Ministero dello sviluppo economico.
Il nostro territorio non riesce a trovare la via dell’unità perché condivisione, unità e coesione territoriale possono cambiare la prospettiva economico-sociale di Sulmona e del Centro Abruzzo. La lezione di “Jamm’mò” va letta anche in questa ottica: un movimento unitario popolare che ha lottato nel tentativo di cambiare la dura realtà di Sulmona e del comprensorio".
Damiano Verrocchi -Direttivo Cgil provincia L’Aquila.
Intervenne il deputato del PCI, Luigi (Tom) Di Paolantonio (1921-1976), sindacalista della Cgil teramana, che, dopo aver analizzato la dura realtà socio-economica di Sulmona e dell’Abruzzo, espose il significato della mozione di minoranza (che, alla fine dei lavori parlamentari, confluirà nella citata mozione Spataro) che “ non è nostra ( del PCI ndr), non è dei comunisti. È la mozione dei democristiani, dei comunisti, dei socialisti, dei repubblicani, dei liberali, dei senza partito, in una parola è la mozione dei sulmontini, onorevole Spataro. E’ la mozione del Comitato cittadino di Sulmona, compresi i vostri amici. Voi sapete che sono vostri amici: essi attendono con ansia una vostra parola per continuare ad essere vostri amici. Essi sono democristiani e vogliono continuare ad esserlo a condizione che voi ( La DC) non li tradiate”. (1)
Tom Di Paolantonio, cioè, assegna alla rivolta di Sulmona un valore popolare e unitario al fine di risollevare le sorti di una intera vallata.
Sul futuro di Sulmona e della Valle Peligna fu illuminante l’intervento del grande sindacalista della Cgil, membro dell’Assemblea Costituente e ideatore del “Piano per il lavoro” degli anni ’50, Giuseppe Di Vittorio( 1892-1957) anch’egli deputato del PCI che , dopo aver espresso il plauso di tutti i lavoratori italiani ai loro fratelli di Sulmona per esigere dei provvedimenti efficaci, atti ad alleviare la miseria endemica di cui soffre la popolazione, affermò che “ questa unità raggiunta tra i lavoratori, tra le masse popolari di Sulmona, ha avuto il suo riflesso in questa Camera. E’ stato concordato tra i vari gruppi un testo di mozione che raccoglie sostanzialmente le rivendicazioni del popolo di Sulmona e del popolo abruzzese e contiene impegni precisi di misure più o meno adeguate ai bisogni più immediati di elevazione della grave situazione economica di Sulmona e in parte dell’Abruzzo. Ci auguriamo che questa unità, manifestatasi pure nell’accordo sul testo della mozione, si manifesti e si sviluppi ancor più nelle masse popolari, nell’Abruzzo, in tutto il Mezzogiorno e nel nostro Paese. Soprattutto desidero, per concludere, richiamare l’attenzione dei lavoratori e delle masse popolari dell’Abruzzo, sulla necessità di essere vigilanti affinchè gli impegni che sono assunti nella mozione siano realizzati. Purtroppo abbiamo in proposito una lunga esperienza negativa, dalla quale risulta che molti impegni, molte mozioni, molti ordini del giorno, approvati in Parlamento, non hanno avuto nessuna pratica realizzazione nei fatti, nessuna attuazione nel Paese” (2).
Parole attuali ancora oggi dove gli impegni presi qualche tempo fa per Sulmona e il Centro Abruzzo sono stati puntualmente disattesi dalla politica e dalle Istituzioni come il Protocollo d’intesa per lo sviluppo e il rilancio economico della Valle Peligna del 2008 e il riconoscimento, rimasto sulla carta, dell’area di crisi industriale complessa per il territorio peligno del marzo 2011 da parte del Ministero dello sviluppo economico.
Il nostro territorio non riesce a trovare la via dell’unità perché condivisione, unità e coesione territoriale possono cambiare la prospettiva economico-sociale di Sulmona e del Centro Abruzzo. La lezione di “Jamm’mò” va letta anche in questa ottica: un movimento unitario popolare che ha lottato nel tentativo di cambiare la dura realtà di Sulmona e del comprensorio".
Damiano Verrocchi -Direttivo Cgil provincia L’Aquila.