De Luca: «Vicenda indegna» Valente sotto attacco nel Pd

Il governatore: «Errore? Difficile». I dirigenti dem si smarcano dalla deputata 

Fonte: Gerardo Ausiello da Il Mattino 

«Una vicenda assolutamente indecente, indegna e vergognosa». Vincenzo De Luca va all'attacco. Lo fa commentando l'inquietante storia dei candidati inseriti inconsapevolmente nella lista Napoli Vale, la civica direttamente collegata all'allora candidata sindaco del Pd Valeria Valente. Il governatore è categorico: «Si faranno tutti gli accertamenti del caso. Spero che quanto accaduto sia frutto di un errore, di approssimazione, ma mi pare complicato osserva ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli - Ripeto, si tratta di una cosa indegna rispetto alla quale occorre trovare in maniera rigorosa i responsabili». De Luca, dunque, si espone, usando quel linguaggio ruvido che lo contraddistingue. Ma ciò che il presidente della Regione dice apertamente, lo pensano m tanti nelle fila del Pd. I dirigenti democrat hanno accolto con imbarazzo e irritazione la notizia della 23enne affetta da sindrome di down candidata a sua insaputa. Lo dimostra il fatto che non si sia levata neppure una voce in difesa di Valente, anche di fronte agli attacchi di altre forze politiche che ormai da giorni invocano le sue dimissioni da consigliere comunale (è il caso, in primis, dell'europarlamentare di Forza Italia Fulvio Martusciello).


Il ragionamento che si fa nel partito, infatti, è chiaro: qualcuno nel reticente cerchio magico della deputata sa quello che è successo e ne è responsabile; e allora spetta proprio a Valente fare piena luce sull'accaduto individuando i colpevoli. Cosa che però, rilevano, sarebbe già dovuta avvenire. C'è pure chi si spinge oltre e mette in fila una serie di episodi: alle ultime elezioni la lista Pd per il Consiglio comunale era incompleta (non si era mai verificato prima) mentre su quelle a sostegno di Valente alle Municipalità si registrò il caos; il tutto a poche settimane dal pasticcio delle primarie e dalla bufera per le monetine davanti ai seggi. «Adesso ci tocca assistere a questa assurda vicenda. Ma qualcuno deve pur sapere», sussurrano dal partito. E non mancano i distinguo. Gianfranco Würzburger, segretario organizzativo del Pd provinciale, ricorda che «per la lista del Pd le accettazioni delle candidature sono state effettuate davanti ad un notaio. Noi puntualizza - abbiamo preferito che i candidati venissero a firmare uno a uno presso la nostra sede». Tra i primi ad esprimere preoccupazione era stato il segretario provinciale, Venanzio Carpentieri: «È necessario fare piena luce su eventuali irregolarità che dovessero essersi verifícate nella presentazione delle liste. Le anomalie di cui si sta parlando in queste ore sono fatti gravi. Ben vengano, quindi, tutti gli accertamenti del caso». Una posizione, questa, condivisa anche dagli altri massimi dirigenti del partito campano, secondo i quali per uscire dall'impasse si dovranno individuare subito i responsabili. Qui tra i democrat qualcuno tira m ballo l'ex consigliere regionale Gennaro Mola, da nove anni compagno di Valeria Valente (galeotta fu la seconda giunta lervolino, in cui erano entrambi assessori, finché Mola non rassegnò le dimissioni per ovvie ragioni di opportunità): «Era lui a supervisionare le liste», ha raccontato un dirigente che ha chiesto di restare anonimo. Per questo II Mattino ha provato a lungo a contattare Mola, con telefonate e messaggi, ma non ha mai ricevuto risposta. Nel Pd, insomma, il clima si sta facendo pesante. Ne è consapevole Valente, che continua a definirsi «parte lesa» e a ripetere di voler «fare chiarezza»: «Per questo ho presentato richiesta di accesso agli atti ha scritto su Facebook - la verifica dei documenti è indispensabile per ristabilire una verità oggettiva di come sono andate le cose. Leggendo le dichiarazioni riportate dagli arti coli di giornale su questa vicenda ha aggiunto - debbo tristemente rilevare volontà di sciacallaggio che accompagna alcune forze e personaggi politici. Ce ne faremo e me ne farò una ragione. Continuerò ogni giorno, con serenità e determinazione, ad andare avanti nell'interesse della città». Ma per lei, proprio a causa del fuoco «amico», la strada d'ora in avanti sarà inevitabilmente ancora più in salita. Anche perché, oltre agli attacchi che arrivano dall'interno e dall'esterno, l'ex candidata sindaco dovrà fare i conti con uno spinoso ricorso che porta la firma del dirigente provinciale del Pd Toti Lange (quello presentato dal primo dei non eletti al Consiglio comunale, Diego Venanzoni, è stato invece rigettato perché Venanzoni non è iscritto al partito). La tesi del ricorrente, esponente di Sinistra riformista (la corrente, maggioritaria a Napoli, che a livello nazionale fa capo a Roberto Speranza), è che per ricoprire il doppio ruolo di deputato e consigliere comunale, come Valente (che peraltro a Montecitorio è segretaria di presidenza), occorra una specifica deroga: la commissione di garanzia nazionale non si è espressa nel merito ma ha rinviato per competenza il ricorso alla commissione regionale, a cui spetterà dunque il compito di pronunciare l'atteso verdetto.

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