Casillo: «Ma i democrat hanno sbagliato tutto subito il rinnovamento o passo in minoranza»

Mario Casillo
Fonte: Gerardo Ausiello da Il Mattino

«Su Listopoli il Pd avrebbe dovuto chiedere subito scusa e non lo ha fatto. Non si può sempre nascondere la testa sotto la sabbia». Mario Casillo, capogruppo in Consiglio regionale e plenipotenziario del Pd, non fa sconti al proprio partito, tanto che annuncia: «Dall'impasse in cui siamo piombati si esce solo se tutti metteranno a disposizione i propri incarichi, me per primo. Se questo ragionamento non dovesse essere condiviso, sono pronto anche a diventare minoranza interna». Nove soggetti candidati a loro insaputa nella civica di Valeria Valente. Che idea si è fatto? «Occorre distinguere il piano giudiziario da quello politico. Per ciò che amene all'inchiesta, è giusto che la magistratura indaghi fino in fondo per fare piena luce sull'accaduto. C'è, poi, l'aspetto più squisitamente politico: da questo punto di vista non ho condiviso per nulla l'atteggiamento del Pd». In cosa ha sbagliato? «Non personalizzo. In generale è mancata da parte di tutti una presa d'atto di quanto accaduto: nessuno che abbia riconosciuto gli errori commessi chiedendo scusa ai cittadini». Perché inserire in lista candidati senza il loro consenso? «Non vedo dolo, c'era evidentemente la volontà politica di presentare una lista completa, senza spazi vuoti». Ma Valente si è subito definita «parte lesa». E il vicesegretario nazionale Guerini l'ha difesa parlando di «attacchi eccessivi e pretestuosi».


«Valeria ha sbagliato, così come i dirigenti napoletani del partito. Non dimentichiamo che le liste in due Municipalità strategiche, come San Giovanni-Barra-Ponticelli e Fuorigrotta-Bagnoli, sono state ammesse solo in seguito al verdetto favorevole del Consiglio di Stato perché non erano state compilate correttamente. Errori del genere danneggiano tutto il partito ed in particolare chi lavora senza sosta sui territori ascoltando e raccogliendo le istanze dei cittadini». E' lungo l'elenco di disastri politici compiuti dal Pd: basti pensare alle polemiche scoppiate per le monetine distribuite davanti ai seggi delle primarie. «Questo accade perché, sia nelle fila della maggioranza che della minoranza interna, non si fa autocritica». E allora? Come si supera questo stallo? «Tutti devono mettere a disposizione del partito i propri ruoli e incarichi, me per primo, e lavorare perché al congresso ci sia un rinnovamento totale della classe dirigente. Ecco la mia idea. Qualora non fosse condivisa, sono pronto anche a diventare minoranza: l'ho fatto per tanti anni, non mi spaventa tornare ad esserlo. Quando Renzi parla di rinnovamento intende proprio questo: abbiamo bisogno di un'organizzazione e di persone nuove, non dobbiamo guardare solo alla nostra classe dirigente ma aprirci all'esterno. Mi sono battuto perché prevalesse questa linea anche quando si trattava di individuare lo sfidante di de Magistris alle ultime elezioni, però nel partito la mia posizione è stata minoritaria». Allora ha ragione Bassolino
quando dice che «a Napoli il Pd è in rianimazione»? «Come oggi io faccio autocritica, ognuno deve voltarsi indietro e rendersi conto dei risultati ottenuti ma pure dei fallimenti. Al Pd serve l'impegno di tutti, anche e soprattutto di chi ha rappresentato e conosce da vicino la realtà napoletana. Ben venga, dunque, il contributo di Bassolino ma in uno spirito di rinnovamento del partito, non nell'ottica di guardare indietro bensì avanti». Non hanno aiutato neppure le uscite infelici di De Luca, specie quelle durante la campagna referendaria, che hanno di fatto causato la rottura tra il governatore e Renzi. Non sarebbe stato meglio il low profile? «Credo che la soluzione migliore sia sempre lavorare in silenzio per centrare gli obiettivi che ci chiedono i cittadini. Le polemiche passano, quello che resta è la nostra capacità di cambiare il territorio». Se si tolgono le polemiche cosa resta? «Siamo in prima linea su tanti fronti, io stesso sono in trincea. Penso al grande progetto Pompei; su delega di De Luca, sono impegnato a mettere a punto un progetto integrato, che illustrerò pubblicamente nei prossimi mesi, con interventi sia nelle aree interne, dove finora i risultati ottenuti sono importanti, che nei luoghi circostanti. Un altro sforzo enorme riguarda il mare: quest'estate il litorale di Ercolano tornerà balneabile, e operazioni analoghe sono in corso nella Penisola sorrentina, a Torre del Greco e a Castellammare. Questi sono i risultati che si aspettano i cittadini ed è sulle cose fatte che chiederemo la fiducia degli elettori nel 2020. La parola d'ordine dev'essere credibilità. Per questo è indispensabile che il Pd faccia uno scatto in avanti». D'accordo, ma lei sarebbe disponibile a diventare segretario del Pd? «Voglio portare avanti questo lavoro sui territori, ma ribadisco che la svolta nel partito non è più rinviabile». Meglio assessore regionale che segretario del partito? O ci ha rinunciato? «Sono ingegnere delle telecomunicazioni ed amo la concretezza. Per questo ho deciso di sostenere De Luca alle primarie del 2015. A Vincenzo ho sempre detto: "Con me non avrai problemi, purché si realizzino opere e interventi". Oggi il governatore mi garantisce massima agibilità politica. Sono contento del ruolo che ricopro». Eppure lei viene descritto come un capobastone, un signore delle tessere. «È la cosa che mi fa più male. Chi mi conosce sa che l'impegno tra la gente è la mia ragione di vita. Non sono a caccia di nomine o di poltrone, non chiedo ruoli personali, ma voglio lasciare un segno sul territorio». Però la nomina dei vertici dell'Asl Napoli 3 le interessava molto. «Sulle nomine delle Asl abbiamo dato mandato pieno a De Luca, ci siamo chiamati fuori. A molti non è ancora chiaro che la buona politica e l'amministrazione efficiente portano automaticamente consenso, a me sì». A proposito di sanità. Non le sembra un errore politico attaccare ogni giorno i commissari di governo, come fa De Luca? «Mi impegnerò con tutte le forze perché si raggiunga un'intesa. Ai cittadini non interessa se le responsabilità e le competenze sono dei commissari o della Regione; vogliono risposte ai problemi». E come si supera il gelo tra Regione e Comune? Ormai la diatriba tra De Luca e de Magistris ha raggiunto livelli imbarazzanti. «Il problema nasce dal fatto che sembra quasi di essere già in campagna elettorale, quella del 2020, con la sfida tra De Luca a de Magistris. Se si esce da questa logica si potranno superare le incomprensioni. I cittadini vogliono che de Magistris faccia il sindaco di Napoli e che De Luca faccia il presidente della Regione Campania».

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