E sono accorsi a salvare quella che rappresenta la legge fondamentale dello Stato Italiano perché in essa sono scritti i principi che garantiscono i diritti, civili e sociali, a tutti i cittadini.Le motivazioni che hanno portato a respingere la riforma così come proposta sono diverse e vanno dall’analisi dettagliata di quanto si intendesse modificare (47 artt.) con tutte le perplessità che emergevano, a ragioni anche di carattere politico che vede bocciata, insieme alla riforma, una politica fallimentare del governo che voleva dirottare questa sua responsabilità sulla Carta Costituzionale “rea” di non essere orientata verso un “cambiamento”. Ma nella riforma che è stata bocciata dai cittadini, il “cambiamento” che si voleva far apparire come innovativo e stimolante per lo sviluppo socio-economico del Paese, si traduceva, di fatto, in una sottrazione degli spazi di democrazia “mascherati” dalla riduzione del numero dei senatori e dei conflitti dinanzi la Corte Costituzionale per le materie di attribuzione tra Stato e Regioni. La soluzione, secondo la riforma Renzi-Boschi, era l’accentramento statale su molte materie (come l’energia e, nel nostro caso, il progetto Snam), che riguardano il futuro e la vita dei territori e dei loro abitanti.
Ma i cittadini non hanno chiesto di cambiare la nostra Costituzione ancorché in grado di garantire e tutelare quei diritti fondamentali quali il principio democratico, (la sovranità
appartiene al popolo, ma se non possono eleggere i loro rappresentanti, come la riforma proponeva, non sono più cittadini sovrani, bensì sudditi); il principio della centralità del lavoro (l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, anche se le politiche economiche di questo governo, hanno svilito questo principio. Basti pensare all’eliminazione dell’art.18 a tutela dei lavoratori, che ha reso più facile il licenziamento e la discriminazione di genere tra lavoratori e lavoratrici; basti pensare all’introduzione del jobs-act, che non ha diminuito la disoccupazione giovanile e non ha arrestato il grande flusso di emigrazione dei giovani di età compresa tra i 18 e 35 anni; basti pensare alla proliferazione dei voucher, espressione di un salario minimo che alimentano forme di precariato senza né controlli e né tutele per la malattia. Anche queste riflessioni hanno pesato sul voto referendario e indotto i cittadini a ricordare al Governo che ben altri sono i problemi reali del Paese). Il principio autonomistico (la Repubblica promuove le autonomie locali e attua nei servizi che dipendono dallo Stato, il più ampio decentramento. La revisione del titolo V contenuta nella riforma, andava invece in senso contrario, verso un rafforzamento del centralismo, a scapito di ogni autonomia).
Anche a Sulmona e nella Valle Peligna, è stata alta sia l’affluenza: – 68,48% -che la percentuale degli elettori che ha votato NO: - 64,09 %. Ad essi va il nostro personale ringraziamento quale comitato promotore per il NO alla riforma costituzionale. Durante questi mesi di campagna referendaria, il nostro impegno sociale, (che continuerà, nello spirito della Costituzione, sui vari problemi che affliggono il nostro territorio), è stato volto a confrontarci con i cittadini che si avvicinavano al banchetto informativo, sui contenuti della nostra Carta Costituzionale e su ciò che veniva proposto in cambio dalla riforma. E’ stata un’esperienza importante e costruttiva che ci ha fatto capire ed apprezzare ancor di più l’importanza della nostra Costituzione che deve guardare oltre i singoli Governi che si alternano alla guida del Paese perché fatta per durare nel tempo.
Ora serve una politica che non solo difenda la Carta Costituzionale, ma ne dia piena attuazione.
Il 4 dicembre non ha vinto una parte dell’Italia contro l’altra: hanno vinto tutti i cittadini.
Comitato per il NO - Valle Peligna
Anche a Sulmona e nella Valle Peligna, è stata alta sia l’affluenza: – 68,48% -che la percentuale degli elettori che ha votato NO: - 64,09 %. Ad essi va il nostro personale ringraziamento quale comitato promotore per il NO alla riforma costituzionale. Durante questi mesi di campagna referendaria, il nostro impegno sociale, (che continuerà, nello spirito della Costituzione, sui vari problemi che affliggono il nostro territorio), è stato volto a confrontarci con i cittadini che si avvicinavano al banchetto informativo, sui contenuti della nostra Carta Costituzionale e su ciò che veniva proposto in cambio dalla riforma. E’ stata un’esperienza importante e costruttiva che ci ha fatto capire ed apprezzare ancor di più l’importanza della nostra Costituzione che deve guardare oltre i singoli Governi che si alternano alla guida del Paese perché fatta per durare nel tempo.
Ora serve una politica che non solo difenda la Carta Costituzionale, ma ne dia piena attuazione.
Il 4 dicembre non ha vinto una parte dell’Italia contro l’altra: hanno vinto tutti i cittadini.
Comitato per il NO - Valle Peligna