La sacerdotessa di Iside


Il giorno stesso in cui si è celebrata, mi è arrivato via mail un invito a partecipare alla festa del Wesak. La celebrazione si è tenuta in un ristorante di Porpetto, in provincia di Udine e a condurla è stata una certa Marisa Pellizzon. Poiché si definiva “Operatrice olistica in discipline bio-naturali, donna di medicina e mediatrice spirituale, sacerdotessa di Iside dei misteri egizio-atlantidei e terapie essene”, ho pensato: questa è la solita sballatona che parla con gli angeli e che rientra a pieno titolo nella categoria dei “picchiatelli”. Una sciroccata. Come avrà avuto la mia mail? Poi leggo sul blog che un utente, nonché amico, del mio blog faceva riferimento alla celebrazione del Wesak, e mi sono incuriosito. E’ possibile che i….picchiatelli arrivino tutti da me? Cosa sono io, una specie di parafulmine? Rifugium peccatorum?


A parte gli scherzi, il Wesak sembra essere una cosa molto seria, almeno per milioni di buddisti. Anche in questo caso, però, c’è bisogno di un atto di fede. Che una volta l’anno, in occasione del plenilunio di maggio, lo spirito del Budda scenda in una valle sperduta dell’India, presso il monte Kailash, lo possono credere solo i buddisti. Cristiani e musulmani sono tagliati fuori, per esempio. E pure noi dannati atei e miscredenti. Apprezzo il fatto che il Budda provi compassione non solo per gli esseri umani, ma anche per gli animali perché questo lo rende, e con lui tutta la filosofia buddista, meno antropocentrico delle altre religioni. Ma che provi compassione anche per i vegetali e i minerali mi puzza di Olismo. Anche il nostro San Francesco era olistico, benché non abbia fatto prediche alle pietre ma agli uccelli. La visione olistica non è ancora la risposta adatta per far uscire il mondo animale dalla schiavitù che l’uomo gli ha imposto. Si può, in ambito giuridico, parlare di liberazione degli animali, ma si può parlare di liberazione dei minerali? Hanno diritti la bauxite, la pirite e il corindone?

Oltre al problema del fideismo, che contrasta con le logiche delle nostre menti razionali, c’è anche il problema del senso del ridicolo. La signora Pellizzon non si sente ridicola a definirsi “sacerdotessa di Iside”? Una volta, ai miei tempi, uno dei nostri slogan era: “Cloro al clero” e non c’è bisogno di spiegare che si trattava di un concetto anticlericale. Oggi, per l’occasione, dobbiamo inventarne di altri, per questi nuovi rigurgiti di misticismo, che fra l’altro sono fuori posto, visto che qui non siamo sull’Himalaya?


E poi, “misteri egizi-atlantidei”, non è un pochino pretenzioso? Ne “Il libro infernale”, uscito per la prima volta in Italia nel 1950, di cui mio padre possedeva una copia, che io sfogliavo da bambino, c’è un capitolo che parla di magia egizia. Si parla del Pentacolo di Salomone e vi si riportano molte ricette per le streghe, con tanto di peli di lupo e occhi di lucertola. Ci sono le illustrazioni di Asmodeo e tutti i suoi grotteschi compagni. Insomma, robetta interessante sul piano antropologico, ma che certe anime sensibili – sono sicuro – non vorrebbero tenere in casa. Ci sono libri maledetti che possono far del male, a volte e a certi individui. Ecco, non so perché, ma la signora Pellizzon, con i suoi misteri egizi-atlantidei, mi ricorda quel libro. Che sia la stessa matrice, la stessa fonte che li ispiri? Per ora, mi astengo dall’emettere un giudizio, almeno finché non avrò sentito parlare dal vero la….sacerdotessa di Iside.  

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