Dal 13 al 16 maggio 2017 a Sorrento il XXII Congresso Nazionale della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti. Il 21,4% dei cittadini italiani è over 65, il 6,4% over 80. Lo studio COMPLIMED di FADOI per garantire la migliore assistenza possibile agli anziani ricoverati in Medicina interna
Sorrento - Siamo il Paese più vecchio in Europa e il secondo nel mondo, preceduti solo dal Giappone. Dal rapporto dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sappiamo che in Italia il 21,4% dei cittadini è over 65 e il 6,4% over 80. Nel 2050 si prevedono circa 2 miliardi di over 60 nel mondo. L’aspetto positivo è l’innalzarsi dell’età media, legato al generale miglioramento del sistema sanitario, ma l’alto tasso di anziani impone l’adozione di cambiamenti in linea con il nuovo assetto della popolazione. È fondamentale che i sistemi sanitari siano allineati con le esigenze degli anziani per fornire assistenza per le malattie croniche, più frequenti in età avanzata. I governi devono sviluppare sistemi di assistenza a lungo termine che possano ridurre l’uso improprio dei servizi sanitari e garantire alle persone che vivono i loro ultimi anni di farlo con dignità. Un ruolo chiave è giocato dalla figura del medico internista, il cosiddetto “dottore degli adulti”.
“Siamo il secondo Paese più vecchio nel mondo, anagraficamente ed epidemiologicamente - dice Andrea Fontanella, Presidente Nazionale FADOI -. Insieme all’allungamento della vita, stiamo allungando le malattie. È compito dell’internista gestire la complessità e la fragilità dei pazienti”. I malati ricoverati in Medicina Interna sono sempre più frequentemente anziani, con multiple patologie concomitanti, e la loro complessità (non solo per le malattie ma anche per le condizioni psicologiche e sociali, per il grado di autonomia, etc.) richiede un elevato carico assistenziale in termini di impegno organizzativo e di risorse destinate. Nell’interesse dei pazienti, FADOI si è impegnata a proporre nuovi strumenti per l’ottimizzazione delle cure e ha promosso lo studio COMPLIMED, con l’obiettivo di misurare il grado di complessità di un malato, caratterizzando i pazienti non solo dal punto di vista delle malattie, ma anche da quello personale. Una sfida ambiziosa che ha coinvolto 29 Unità di Medicina Interna sul territorio nazionale e ha arruolato più di 500 pazienti ricoverati in questi reparti e che sono stati seguiti per un anno dopo la dimissione dall’ospedale. I dati raccolti delineano la figura di un paziente anziano (età media 78 anni), con più di 3 patologie coesistenti, e che nel 50% dei casi presenta condizioni in cui la compromissione degli organi vitali o degli apparati è particolarmente problematica, con una prognosi che può non essere buona. Oltre l’80% dei malati ha necessità di un supporto a domicilio per l’assistenza e le cure. Questo quadro di globale complessità del malato ricoverato in Medicina Interna richiede pertanto una valutazione multidimensionale dei problemi in causa. Attraverso una rigorosa metodologia statistica, e dopo aver considerato una molteplicità di fattori quali comorbilità, fragilità sociale, disfunzione cognitiva, dipendenza funzionale, nutrizione, piaghe da decubito, politerapia, stabilità clinica, depressione, necessità di avere un caregiver, presenza di sintomatologia dolorosa, età, lo studio ha permesso di definire la complessità come un fenomeno bidimensionale che coinvolge due aspetti peculiari, il grado di dipendenza nell’eseguire le principali funzioni quotidiane e il grado di comorbilità, entrambi misurabili attraverso pochi questionari validati da somministrare al paziente nella fase del ricovero ospedaliero. Il valore potenziale dello studio COMPLIMED è aver appunto identificato la possibilità di utilizzare un numero limitato di questionari per definire la complessità in modo sintetico e restituire alla persona prima ancora che alla singola patologia un ruolo centrale. L’utilizzo di questi strumenti può permettere al medico di effettuare scelte appropriate nella gestione del paziente, non solo in termini di valutazione clinica e prognostica, ma anche ai fini di una selezione gerarchica delle priorità e dei pazienti più vulnerabili. Tale selezione coinvolge anche la dimissione del paziente, permettendo di prevedere percorsi di continuità assistenziale diversi a seconda delle necessità del malato. La valutazione è anche in grado di meglio “dosare” i carichi di lavoro del personale sanitario dedicato all’assistenza intraospedaliera. La gestione della complessità dei pazienti ricoverati sarà uno dei temi discussi durante il XXII Congresso Nazionale FADOI, in programma dal 13 al 16 Maggio 2017 a Sorrento, presso l’Hilton Sorrento Palace. Ampio spazio sarà dato anche allo Studio Caravaggio, una ricerca internazionale indipendente no profit promossa da FADOI in collaborazione con l’Università di Perugia e da poco iniziata. Questo impegnativo progetto, che valuterà gli effetti di un nuovo farmaco anticoagulante che può essere assunto per via orale per il trattamento delle malattie tromboemboliche venose nei pazienti oncologici, è un incoraggiante esempio di come anche una ricerca, che coinvolge molti Paesi europei e non, possa essere guidata e gestita dall’Italia. Fra gli altri argomenti che verranno affrontati durante il Congresso FADOI, la Legge sulla responsabilità professionale, le problematiche di fine vita, le nuove insuline per la cura del diabete nei pazienti ricoverati, le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, le complicanze internistiche in gravidanza. FADOI, Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, è una società scientifica di Medicina Interna attiva da oltre 20 anni. Conta circa 3000 iscritti e si caratterizza per un intenso impegno per la ricerca e la formazione.
Sorrento - Siamo il Paese più vecchio in Europa e il secondo nel mondo, preceduti solo dal Giappone. Dal rapporto dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sappiamo che in Italia il 21,4% dei cittadini è over 65 e il 6,4% over 80. Nel 2050 si prevedono circa 2 miliardi di over 60 nel mondo. L’aspetto positivo è l’innalzarsi dell’età media, legato al generale miglioramento del sistema sanitario, ma l’alto tasso di anziani impone l’adozione di cambiamenti in linea con il nuovo assetto della popolazione. È fondamentale che i sistemi sanitari siano allineati con le esigenze degli anziani per fornire assistenza per le malattie croniche, più frequenti in età avanzata. I governi devono sviluppare sistemi di assistenza a lungo termine che possano ridurre l’uso improprio dei servizi sanitari e garantire alle persone che vivono i loro ultimi anni di farlo con dignità. Un ruolo chiave è giocato dalla figura del medico internista, il cosiddetto “dottore degli adulti”.
“Siamo il secondo Paese più vecchio nel mondo, anagraficamente ed epidemiologicamente - dice Andrea Fontanella, Presidente Nazionale FADOI -. Insieme all’allungamento della vita, stiamo allungando le malattie. È compito dell’internista gestire la complessità e la fragilità dei pazienti”. I malati ricoverati in Medicina Interna sono sempre più frequentemente anziani, con multiple patologie concomitanti, e la loro complessità (non solo per le malattie ma anche per le condizioni psicologiche e sociali, per il grado di autonomia, etc.) richiede un elevato carico assistenziale in termini di impegno organizzativo e di risorse destinate. Nell’interesse dei pazienti, FADOI si è impegnata a proporre nuovi strumenti per l’ottimizzazione delle cure e ha promosso lo studio COMPLIMED, con l’obiettivo di misurare il grado di complessità di un malato, caratterizzando i pazienti non solo dal punto di vista delle malattie, ma anche da quello personale. Una sfida ambiziosa che ha coinvolto 29 Unità di Medicina Interna sul territorio nazionale e ha arruolato più di 500 pazienti ricoverati in questi reparti e che sono stati seguiti per un anno dopo la dimissione dall’ospedale. I dati raccolti delineano la figura di un paziente anziano (età media 78 anni), con più di 3 patologie coesistenti, e che nel 50% dei casi presenta condizioni in cui la compromissione degli organi vitali o degli apparati è particolarmente problematica, con una prognosi che può non essere buona. Oltre l’80% dei malati ha necessità di un supporto a domicilio per l’assistenza e le cure. Questo quadro di globale complessità del malato ricoverato in Medicina Interna richiede pertanto una valutazione multidimensionale dei problemi in causa. Attraverso una rigorosa metodologia statistica, e dopo aver considerato una molteplicità di fattori quali comorbilità, fragilità sociale, disfunzione cognitiva, dipendenza funzionale, nutrizione, piaghe da decubito, politerapia, stabilità clinica, depressione, necessità di avere un caregiver, presenza di sintomatologia dolorosa, età, lo studio ha permesso di definire la complessità come un fenomeno bidimensionale che coinvolge due aspetti peculiari, il grado di dipendenza nell’eseguire le principali funzioni quotidiane e il grado di comorbilità, entrambi misurabili attraverso pochi questionari validati da somministrare al paziente nella fase del ricovero ospedaliero. Il valore potenziale dello studio COMPLIMED è aver appunto identificato la possibilità di utilizzare un numero limitato di questionari per definire la complessità in modo sintetico e restituire alla persona prima ancora che alla singola patologia un ruolo centrale. L’utilizzo di questi strumenti può permettere al medico di effettuare scelte appropriate nella gestione del paziente, non solo in termini di valutazione clinica e prognostica, ma anche ai fini di una selezione gerarchica delle priorità e dei pazienti più vulnerabili. Tale selezione coinvolge anche la dimissione del paziente, permettendo di prevedere percorsi di continuità assistenziale diversi a seconda delle necessità del malato. La valutazione è anche in grado di meglio “dosare” i carichi di lavoro del personale sanitario dedicato all’assistenza intraospedaliera. La gestione della complessità dei pazienti ricoverati sarà uno dei temi discussi durante il XXII Congresso Nazionale FADOI, in programma dal 13 al 16 Maggio 2017 a Sorrento, presso l’Hilton Sorrento Palace. Ampio spazio sarà dato anche allo Studio Caravaggio, una ricerca internazionale indipendente no profit promossa da FADOI in collaborazione con l’Università di Perugia e da poco iniziata. Questo impegnativo progetto, che valuterà gli effetti di un nuovo farmaco anticoagulante che può essere assunto per via orale per il trattamento delle malattie tromboemboliche venose nei pazienti oncologici, è un incoraggiante esempio di come anche una ricerca, che coinvolge molti Paesi europei e non, possa essere guidata e gestita dall’Italia. Fra gli altri argomenti che verranno affrontati durante il Congresso FADOI, la Legge sulla responsabilità professionale, le problematiche di fine vita, le nuove insuline per la cura del diabete nei pazienti ricoverati, le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, le complicanze internistiche in gravidanza. FADOI, Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, è una società scientifica di Medicina Interna attiva da oltre 20 anni. Conta circa 3000 iscritti e si caratterizza per un intenso impegno per la ricerca e la formazione.