BUGNARA - Un confronto partecipato, intenso e a tratti vivace, quello che si è svolto sabato pomerigio a Bugnara sul prossimo referendum del 4 dicembre. L’iniziativa promossa dall’Associazione culturale “L’altra Bugnara” ha visto la partecipazione del Presidente del Consiglio regionale, Giuseppe di Pangrazio e la Consigliera regionale Sara Marcozzi Capogruppo del M5S nell’Assemblea regionale.
Ha moderato il dibattito Stefano Pallotta Presidente dell’Ordine dei giornalisti abruzzesi. Presenti anche il Presidente dell’Amministrazione provinciale dell’Aquila, Antonio De Crescentiis ed il sindaco di Bugnara Giuseppe Lo Stracco. In sala tanta gente soprattutto giovani che si sono entusiasmati ed hanno partecipato attivamente al dibattito.
E’ stato il Presidente dell’Associazione Mario Servilio a spiegare le ragioni dell’iniziativa che “vanno ricercate soprattutto – ha detto- nella forte esigenza di conoscere e approfondire gli aspetti della riforma che non è, e non puo’ essere, come qualcuno vorrebbe far credere un confronto arido fra parti politiche contrapposte ma è un passaggio storico delicato per il Paese che la gente vuole conoscere bene e partecipare attivamente alle scelte”. Tema dell’incontro “ Le ragioni del Si e quelle del No. Quali riflessi a livello regionale”. Dopo che i due protagonisti hanno spiegato le ragioni dei due schieramenti è partito il fuoco di domande dei presenti. Molti gli aspetti toccati.
Ma Il bicameralismo paritario è stato chiesto al Presidente Di Pangrazio- non è mai stato un fattore di instabilità? “Non è proprio così. Nel 1994- ha risposto il Presidente del Consiglio- il centrodestra guidato da Berlusconi vinse bene alla Camera, ma non al Senato, dove la maggioranza si costituì grazie ad alcuni senatori che passarono al centrodestra, pur essendo stati eletti in altre liste. Nel 1996 Prodi fu autosufficiente al Senato, ma non alla Camera. Nel 2006, ancora, Prodi, vinse alla Camera ma non al Senato e ne 2013 è accaduta la stessa cosa a Bersani” E poi ancora L’elezione dei senatori da parte dei consigli regionali sottrae il potere di scelta ai cittadini e non è chiaro come verranno eletti? “Non è esatto ha risposto il Presidente dell’Assemblea regionale. Il Senato non può tornare ad essere un doppione della Camera e perciò, come in Germania e in Francia, non è scelto direttamente dai cittadini. Tuttavia, la riforma rinvia ad una legge successiva (che potrà essere discussa e approvata solo dopo la
Ha moderato il dibattito Stefano Pallotta Presidente dell’Ordine dei giornalisti abruzzesi. Presenti anche il Presidente dell’Amministrazione provinciale dell’Aquila, Antonio De Crescentiis ed il sindaco di Bugnara Giuseppe Lo Stracco. In sala tanta gente soprattutto giovani che si sono entusiasmati ed hanno partecipato attivamente al dibattito.
E’ stato il Presidente dell’Associazione Mario Servilio a spiegare le ragioni dell’iniziativa che “vanno ricercate soprattutto – ha detto- nella forte esigenza di conoscere e approfondire gli aspetti della riforma che non è, e non puo’ essere, come qualcuno vorrebbe far credere un confronto arido fra parti politiche contrapposte ma è un passaggio storico delicato per il Paese che la gente vuole conoscere bene e partecipare attivamente alle scelte”. Tema dell’incontro “ Le ragioni del Si e quelle del No. Quali riflessi a livello regionale”. Dopo che i due protagonisti hanno spiegato le ragioni dei due schieramenti è partito il fuoco di domande dei presenti. Molti gli aspetti toccati.
Ma Il bicameralismo paritario è stato chiesto al Presidente Di Pangrazio- non è mai stato un fattore di instabilità? “Non è proprio così. Nel 1994- ha risposto il Presidente del Consiglio- il centrodestra guidato da Berlusconi vinse bene alla Camera, ma non al Senato, dove la maggioranza si costituì grazie ad alcuni senatori che passarono al centrodestra, pur essendo stati eletti in altre liste. Nel 1996 Prodi fu autosufficiente al Senato, ma non alla Camera. Nel 2006, ancora, Prodi, vinse alla Camera ma non al Senato e ne 2013 è accaduta la stessa cosa a Bersani” E poi ancora L’elezione dei senatori da parte dei consigli regionali sottrae il potere di scelta ai cittadini e non è chiaro come verranno eletti? “Non è esatto ha risposto il Presidente dell’Assemblea regionale. Il Senato non può tornare ad essere un doppione della Camera e perciò, come in Germania e in Francia, non è scelto direttamente dai cittadini. Tuttavia, la riforma rinvia ad una legge successiva (che potrà essere discussa e approvata solo dopo la
vittoria del Sì, necessaria perché la riforma sia efficace) in base alla quale i senatori saranno eletti dai consigli regionali, ma “in conformità alle scelte espresse dagli elettori”. Questo significa che la rosa dei candidati sarà determinata dal voto degli elettori e, all’interno di questa rosa scelta dagli elettori, i consigli regionali eleggeranno i loro senatori.
Sara Marcozzi invece ha evidenziato che riforma non porterà risparmi ma alimenterà la confusione dei ruoli delle due Camere; dei poteri sottratti alle Regioni, “La “riforma” regala l’immunità parlamentare a 100 fra sindaci (21), consiglieri regionali (74) e rappresentanti del Quirinale (5) che- ha spiegato- non essendo stati eletti per fare i senatori non hanno diritto a un simile privilegio.Poi sono state sollecitate risposte in ordine ai mancati riferimenti alla storia della presentazione delle leggi d’iniziativa popolare. Oggi per presentare una legge di iniziativa popolare bastano 50 mila firme; in futuro ne occorreranno 150 mila (il triplo). Idem per i referendum abrogativi: in cambio di un modesto abbassamento del quorum (dal 50% più uno degli aventi diritto alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni per la Camera), le firme da raccogliere salgono da 500 mila a 800 mila” Poi si è soffermata a parlare della nuova stesura dell’art.70 “Ora in una sola riga è spiegato in maniera chiara i compiti e le funzioni legislative esercitate dalle due Camere” mettendolo a confonto con la nuova proposta “si tratta di un testo complesso e confuso racchiuso in 34 righe che danno la dimesnione precisa di una maniera incredibile di cosa si vuole presentare agli italiani” Insomma una bella occasione per tornare a parlare di bella politica e di problemi reali che riguardano da vicino i sentimenti, la cultura e le passioni della gente.
Sara Marcozzi invece ha evidenziato che riforma non porterà risparmi ma alimenterà la confusione dei ruoli delle due Camere; dei poteri sottratti alle Regioni, “La “riforma” regala l’immunità parlamentare a 100 fra sindaci (21), consiglieri regionali (74) e rappresentanti del Quirinale (5) che- ha spiegato- non essendo stati eletti per fare i senatori non hanno diritto a un simile privilegio.Poi sono state sollecitate risposte in ordine ai mancati riferimenti alla storia della presentazione delle leggi d’iniziativa popolare. Oggi per presentare una legge di iniziativa popolare bastano 50 mila firme; in futuro ne occorreranno 150 mila (il triplo). Idem per i referendum abrogativi: in cambio di un modesto abbassamento del quorum (dal 50% più uno degli aventi diritto alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni per la Camera), le firme da raccogliere salgono da 500 mila a 800 mila” Poi si è soffermata a parlare della nuova stesura dell’art.70 “Ora in una sola riga è spiegato in maniera chiara i compiti e le funzioni legislative esercitate dalle due Camere” mettendolo a confonto con la nuova proposta “si tratta di un testo complesso e confuso racchiuso in 34 righe che danno la dimesnione precisa di una maniera incredibile di cosa si vuole presentare agli italiani” Insomma una bella occasione per tornare a parlare di bella politica e di problemi reali che riguardano da vicino i sentimenti, la cultura e le passioni della gente.