«Non è il primo anno che facciamo una manifestazione per la violenza contro le donne. Due anni fa abbiamo fatto “Chiamarlo Amore non si può”: l’amore che […] schiaffeggia, fa i lividi, non può essere chiamato amore. Questo è stato il primo impegno che abbiamo avuto contro questo problema che ormai è diventato generale in tutta Italia» e in tutto il Mondo. Il rapporto tra uomini e donne non ha ancora trovato un equilibrio, continua la Zurlo. Ma il compito dell’associazione culturale “Arianna” continua “imperterrito”, vorrebbe quasi dire la presidente Zurlo, cercando di abbracciare tutte le tematiche della realtà sociale e culturale del nostro secolo. Il teatro dell’“Arianna” non è professionale, ma amatoriale. La Zurlo
pensa che il teatro amatoriale abbia più valore di quello professionale, «perché se è amatoriale, vuol dire che nasce da una passione, dalla voglia di mettersi in gioco, di dare dei messaggi, e quindi ha anche valore sociale». E’ importante per la presidente Marisa Zurlo anche il legame con il Centro Sociale Anziani di Sulmona, perché il teatro ha i suoi benefici per tutti coloro che lo praticano, ma soprattutto per chi ne ha bisogno come le persone anziane per quanto riguarda la sfera dell’attenzione, che in quell’età si inizia a perdere man mano.
La presidente Zurlo torna sullo spettacolo in programma il 25 novembre e spiega il significato del titolo: “Riprendiamoci i nostri sorrisi”. «Le donne devono sorridere, […] perché dobbiamo riprenderci il ruolo che ci spetta» per poter raggiungere la «parità» dei sessi e «per poter essere considerate tali» sempre. Ma se “Chiamarlo Amore non si può” portava in scena la storia di molte donne già morte, questa volta lo scopo di “Riprendiamoci i nostri sorrisi” è «più un’analisi del femminismo, […] perché gli uomini che hanno il potere non si sono mossi» verso la risoluzione del problema che affligge le donne. La presidente confessa che senza l’unione tra uomo e donna, il problema non verrà mai risolto. Ed ecco che lo spettacolo teatrale non avrà valore soltanto come rappresentazione teatrale in sé, ma conterrà anche un messaggio di «speranza» a questo problema così violento della nostra società.
E cosa ha in programma l’associazione nei prossimi mesi? “Il medico dei pazzi”, “Nozze di Sangue”, “Se devi dire una bugia, dilla grossa”, “Tosca” e “Aggiungi un posto un tavola”.
A.C.
La presidente Zurlo torna sullo spettacolo in programma il 25 novembre e spiega il significato del titolo: “Riprendiamoci i nostri sorrisi”. «Le donne devono sorridere, […] perché dobbiamo riprenderci il ruolo che ci spetta» per poter raggiungere la «parità» dei sessi e «per poter essere considerate tali» sempre. Ma se “Chiamarlo Amore non si può” portava in scena la storia di molte donne già morte, questa volta lo scopo di “Riprendiamoci i nostri sorrisi” è «più un’analisi del femminismo, […] perché gli uomini che hanno il potere non si sono mossi» verso la risoluzione del problema che affligge le donne. La presidente confessa che senza l’unione tra uomo e donna, il problema non verrà mai risolto. Ed ecco che lo spettacolo teatrale non avrà valore soltanto come rappresentazione teatrale in sé, ma conterrà anche un messaggio di «speranza» a questo problema così violento della nostra società.
E cosa ha in programma l’associazione nei prossimi mesi? “Il medico dei pazzi”, “Nozze di Sangue”, “Se devi dire una bugia, dilla grossa”, “Tosca” e “Aggiungi un posto un tavola”.
A.C.