I miti non sono mai accaduti, ma accadono sempre. Quanto più un mito è antico, tanto più è ricco di futuro perché in esso sono custodite possibilità che ancora aspettano di realizzarsi. Quando la realtà appare senza scopo e senza via, tutti diveniamo vittime. La vita è per sua natura esposta alla catastrofe che cerchiamo il più possibile di evitare, ma è solo dopo una profonda crisi che si rinasce davvero. In Tempeste, sono narrati tre antichi miti che, in modo diverso, parlano di catastrofi e rinascite. In ciascun mito, da una catastrofe rinasce la vita sotto una nuova forma. Il primo, legato all’origine dell’olivo, è il mito di fondazione di Atene e della democrazia. Qui la previsione della catastrofe costringe un popolo a compiere una scelta decisiva per il futuro. Grazie a quella scelta la comunità fonda se stessa. Il secondo mito è legato alla nascita del vino: questa volta si tratta di una catastrofe sentimentale e la scelta che s’impone nel presente, proprio mentre infuria la tempesta, trasformerà il dolore individuale in un bene comune. Nel terzo mito a rinascere è il genere umano e la scelta va compiuta a catastrofe avvenuta, in uno spazio vuoto, un deserto in cui tutto sembra ugualmente possibile e impossibile. In questi tre miti sono evocate relazioni inedite tra gli dei, le donne, gli uomini e gli animali, relazioni che ci invitano a ripensarci e immaginarci in modo nuovo, forse per prepararci a un mondo nuovo… Narrazione e polifonie s’intrecciano nel tessuto emotivo e spirituale delle storie e nel rapporto vivo e diretto con il pubblico.
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