Libertà di curarsi e di morire, senza sottostare a BigPharma



BAGNOLI. È morta a 18 anni divorata dalla leucemia. Ma Eleonora Bottaro, giovane nel fiore della vita, brillante studentessa dell’istituto agrario, non ha dovuto combattere solo contro la grave malattia ma anche con la legge. Lei e la sua famiglia erano e sono tuttora sostenitori delle cure alternative e per questo motivo Lino Bottaro e la moglie Rita, papà e mamma, hanno perso la patria potestà. Non volevano la chemioterapia e si sono battuti fino all’ultimo per rifiutare la medicina tradizionale, prima nel reparto di Oncoematologia di Padova poi all’ospedale di Schiavonia. Sono riusciti a farla curare in Svizzera con preparati a base di cortisone mentre nelle ultime settimane chiedevano dosi massicce di vitamina C.



La malattia era comparsa circa a inizio anno ma subito la famiglia è andata in rotta di collisione con il professor Giuseppe Basso di Oncoematologia. I genitori seguono la filosofia dell’ex medico tedesco Ryke Geerd Hamer, secondo cui le malattie non sarebbero altro che una risposta dell’organismo a traumi psicologici irrisolti. Nel caso specifico, secondo loro, sarebbe insorta dopo la morte prematura del fratello Luca a soli 22 anni: il giovane nel 2013 venne stroncato da un aneurisma mentre si trovava in vacanza a Folgaria. La diagnosi di leucemia per Eleonora è arrivata quando la ragazza era ancora minorenne. Di fronte alla determinazione dei medici padovani che volevano praticare la chemioterapia, marito e moglie hanno deciso di dimettere volontariamente la figlia diciassettenne. Immediata la segnalazione al tribunale dei Minori da parte della direzione dell’Azienda ospedaliera.
Nel giro di poche settimane è decaduta la patria potestà per Lino Bottaro, fotografo e giornalista (creatore del sito Stampa Libera) e la consorte Rita, costretti a rivolgersi all’avvocato Gian Mario Balduin per gestire questa delicata situazione. Tutore di Eleonora è stato nominato il professor Paolo Benciolini di Medicina Legale.


Dopo una non facile mediazione la famiglia è riuscita a ottenere che la figlia venisse ricoverata in Svizzera all’ospedale di Bellinzona. Lì è possibile infatti seguire percorsi alternativi alla medicina tradizionale. «È stata un’esperienza molto dura e triste» commenta l’avvocato Balduin, che segue ancora la famiglia Bottaro. «Continuavano a darci degli assassini. Non abbiamo fatto altro che ricordare che ci deve essere una libertà di cura». Il legale padovano ha dovuto tutelare marito e moglie di fronte al tribunale dei Minori, dove sono state presentate anche centinaia di firme di compaesani (compreso il sindaco di Bagnoli) che certificavano la serietà della famiglia. Ha dovuto accompagnarli anche a tutti gli incontri avuti con i medici che stavano seguendo la ragazza, divenuta maggiorenne il 14 agosto scorso. «Sembrava che dopo le cure in Svizzera si fosse ripresa», racconta ancora l’avvocato. «Ma la situazione è nuovamente precipitata». Eleonora è stata quindi ricoverata all’ospedale di Schiavonia ma ormai le forze se ne stavano andando. L’ultimo ricorso presentato è quello in cui si chiedevano dosi massicce di vitamina C. Poi è arrivata la morte.


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