SULMONA - "Tace ancora il sindaco, Annamaria Casini, sull’invito che tre mesi fa il Prefetto, Giuseppe Linardi, le ha rivolto, così ad altri primi cittadini Peligni, per una manifestazione d’interesse alla Fase 2 dell’accoglienza dei richiedenti asilo, di supporto all’Associazione nazionale comuni italiani (Anci).Alberto Di Giandomenico, coordinatore del movimento Italica, interviene per chiedere a Casini una risposta che tarda ad arrivare e, nelle more, tiene sospesa gran parte della comunità.“Sono trascorsi oltre 3 mesi dall’invito del prefetto la prima cittadina non ha ancora risposto. La invito a rifiutare la partecipazione al progetto Sprar per non mettere in imbarazzo la sua maggioranza e la Città di Sulmona – continua il leader di Italica - Chiediamo una Risposta e non una riserva come 3 mesi fa. I particolari del progetto Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) ormai sono chiari a tutti, ma tutto tace". La provincia accoglie quasi mille migranti e il progetto Sprar, per le quote indicate ai Comuni, non considera i richiedenti asilo già ospitati. "Siamo già andati oltre in questo territorio, abbiamo fatto sin troppo per gli altri, ora pensiamo al prossimo, confrontandoci con i cittadini - sottolinea Di Giandomenico - I Comuni sono alle prese con scuole vulnerabili e inagibili, lunghe code per l’assegnazione di case parcheggio e case popolari e spazi ridotti al lumicino per il terremoto. Se non bastasse, la recente indagine sui progetti Sprar, adopera della Corte dei Conti, ha rilevato come il mantenimento di questa rete di accoglienza comporti un enorme dispendio di energie (e di soldi) che in un territorio come il nostro andrebbero gestite per altre emergenze – conclude Di Giandomenico - Giovedì pomeriggio in Consiglio comunale spero di poter conoscere finalmente la posizione del sindaco Casini sulla partecipazione al Sprar, soprattutto mi auguro che il buon senso prevalga e che si possa finalmente rispondere ai cittadini evitando così che l’amministrazione si ritrovi, ancora una volta, nel limbo dell’accondiscendenza verso chi concepisce la nostra area come luogo da destinarsi a qualsiasi uso possibile fuorché alla rinascita e allo sviluppo”.
Alberto di Giandomenico.
Alberto di Giandomenico.