Testo di Alessandro Mezzano
La popolazione degli extra comunitari aumenta ogni anno sia per la continua immigrazione che per l’alto grado di natalità che queste comunità presentano. Al contrario, la popolazione italiana è in continua discesa e la natalità tocca ogni anno record negativi che puntualmente sono superati l’anno successivo. Tra non molti anni avverrà il sorpasso ed in Italia ci saranno più immigrati e loro discendenti che italiani e loro discendenti. Eppure la tradizione italiana è sempre stata quella di fare figli, e tanti, forse troppi e quindi ci devono essere dei motivi importanti se c’è stata una tale inversione di tendenza. A noi pare che le cause principali di questa situazione siano riassumibili in una sola considerazione e cioè nel fatto che attualmente sia oggettivamente molto difficile provvedere al mantenimento e all’educazione dei figli, specie se si parla di più di uno (due figli per coppia è il numero minimo per non diminuire la popolazione) e se si considera che i tempi mutati esigono che, oltre al loro mantenimento, già di per sé più oneroso di una volta, si debba provvedere almeno ad un minimo titolo di studio.
Volendo poi scendere nei particolari, si dovrà evidenziare:
1° le donne sono quasi tutte obbligate a lavorare perché un solo stipendio non è quasi mai sufficiente a mantenere una famiglia e la maternità contrasta con le esigenze del lavoro ed ancora di più della carriera.
2° I sacrifici economici e di impegno temporale che comporta l’educazione dei figli che oggi devono essere sempre accompagnati dappertutto a causa dell’insicurezza generale in cui si vive, non sono sovente alla portata della media delle coppie dato che richiedono effettivamente uno sforzo superiore a quanto normalmente sopportabile.
3° la quasi inesistente organizzazione da parte dello Stato di quei supporti che potrebbero aiutare a superare le difficoltà sopra elencate, a parte gli assegni familiari che, se furono un aiuto congruo al tempo in cui furono istituiti e per le esigenze di quei tempi (1937), sono oggi diventati sempre meno in grado di risolvere il problema economico dell’allevamento dei figli.
Se si vuole veramente promuovere la natalità per riappropriarci della nostra Patria si devono porre in essere, da parte dello Stato, delle opportune strategie che portino a quell’obiettivo anziché limitarsi a pochi interventi largamente insufficienti e ad un mare di demagogia e di retorica:
1° si devono erogare assegni famigliari significativi in rapporto ai reali costi per il mantenimento dei figli.
2° Si devono varare Leggi che favoriscano il lavoro a tempo limitato o delocalizzato presso le proprie case per le donne – madri.
3° Si devono fare investimenti per scuole semi-convitto che provvedano all’istruzione ed allo studio dei ragazzi alleggerendo così il corrispettivo impegno dei genitori.
4° Si deve ristrutturare la scuola secondaria e le università in modo che i ragazzi escano da esse veramente preparati ad affrontare il mondo del lavoro e si devono creare incentivi per le aziende che accolgano a lavorare i neo diplomati ed i neo laureati.
5° Si devono fare leggi specifiche nell’ambito di una strategia ben strutturata e mirata alla difesa della famiglia in generale ed emanare provvedimenti che riescano a risolvere nella concreta pratica quotidiana i problemi che i tempi moderni e questa società schizofrenica pongono a chi volesse allevare dei figli.
6° Si deve impostare un’azione di educazione nazionale per ripristinare l’immagine della famiglia che è andata decadendo ed immiserendosi a causa della cinica filosofia del moderno edonismo che confonde il piacevole con il giusto e l’utilità con la morale e l’etica.
A coloro cui possa sembrare che esageriamo, ricordiamo uno degli slogan della sinistra giovanile degli anni ‘70: “..la famiglia è un’invenzione borghese per lo sfruttamento dei figli..” oppure uno delle femministe più estremiste, sempre negli stessi anni: “..l’utero è mio e lo gestisco io..” . Sono esempi estremi, ma rappresentativi di un contesto dal quale non ha potuto certamente svilupparsi la concezione della famiglia come un valore cui vale la pena di sacrificare qualche cosa! Ora siamo arrivati al dunque. Non è più tempo di chiacchiere e di speculazioni politiche, né tanto meno di pavide tergiversazioni; è il momento della verità e, se non si prenderanno con urgenza dei provvedimenti idonei e concreti, s’imboccherà la via del non ritorno ed allora sarà troppo tardi per provvedere.
Ma torniamo al problema attuale della denatalità. Se non vogliamo regalare la nostra nazione agli stranieri che di figli ne fanno, eccome se ne fanno, se non vogliamo che i nostri nipoti si trovino stranieri in patria, se non vogliamo che vadano perdute le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra storia, è ora di darci una mossa tutti insieme, cittadini, politica e governi per riparare un danno che per ora è rimediabile, ma che tra non molto non lo sarà più! E piantiamola con le fesserie del tipo “le diversità sono una ricchezza”, ma poniamo invece dei limiti seri all‘immigrazione. Come tutte le medicine, anche le diversità possono essere uno stimolo ed una ricchezza se vengono prese in piccole dosi terapeutiche. Se ingurgitate in dosi massicce, portano inevitabilmente alla morte per intossicazione.