L’omicidio di Giancarlo Siani, 31 anni fa

Giancarlo Siani
Vico Equense - Non era un eroe né si sentiva tale. Era un ragazzo di ventisei anni che voleva semplicemente fare il suo lavoro, il giornalista, il cronista per essere precisi, corrispondente del Mattino. Il 23 settembre del 1985 è stato ucciso con dieci colpi di pistola, appena giunto sotto casa al Vomero con la sua Citröen Mehari verde: l’unico giornalista ucciso dalla camorra. Siani era un cronista di quelli che andavano di persona nei commissariati, nelle caserme, nei tribunali, dai sindacati, ovunque poteva raccogliere notizie che sempre verificava. Scrisse i suoi primi articoli per il periodico "Osservatorio sulla camorra", diretto da Amato Lamberti, appassionandosi ai rapporti ed alle gerarchie delle famiglie camorristiche che controllavano Torre Annunziata e dintorni. Poi iniziò a lavorare come corrispondente da Torre Annunziata per il quotidiano Il Mattino: dipendeva dalla redazione distaccata di Castellammare di Stabia.

  
Pur lavorando come corrispondente, il giornalista frequentava stabilmente la redazione del comune stabiese, preparando il terreno per la stabile assunzione come praticante giornalista professionista. Lavorando per Il Mattino Siani compì le sue importanti indagini sui boss locali, ed in particolare su Valentino Gionta, che aveva costruito un business basato sul contrabbando di sigarette. Giancarlo Siani ha pagato con la vita la sua voglia di raccontare la verità. Il suo sacrificio, però, non è stato vano, perché è diventato un simbolo positivo per noi adulti e, soprattutto, per tanti adolescenti che nemmeno l’hanno conosciuto.

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